Daisy Osakue sul racial profiling: «Quando entro in un negozio, la sicurezza mi segue. È difficile da accettare».

Daisy Osakue sul racial profiling: «Quando entro in un negozio, la sicurezza mi segue. È difficile da accettare».

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  • Dicembre 20, 2024
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A volte mi sento osservata

Daisy Osakue, primatista italiana del lancio del disco, racconta un episodio spiacevole accaduto domenica 15 dicembre all’Apple Store di via Roma a Torino. In un’intervista al Corriere della Sera, dopo aver condiviso un video su Instagram, ha espresso il suo disagio per quello che definisce «un preconcetto basato sulla diffidenza verso la diversità». Secondo Osakue, il racial profiling è ancora molto diffuso: «Non si basa sui fatti, ma sui pregiudizi. Succede a me e a tanti ragazzi e ragazze. A volte ti senti gli occhi addosso, come quando entri in un negozio e vieni seguita dalla sicurezza tra le corsie. Sono esperienze difficili da spiegare».

Lo zaino e i pregiudizi
Osakue aggiunge: «Quando vado in un supermercato dove non mi conoscono, mi tolgo sempre lo zaino e lo lascio all’entrata. So che c’è sempre qualcuno che potrebbe pensare male». Ha anche ricordato l’episodio del 2018, quando fu colpita a un occhio da un uovo lanciato da alcuni ragazzi: «Quella era stata una bravata e non voglio più parlarne. Non collegate gli episodi».

Domenica, invece, l’atleta è stata fermata dalla sicurezza dell’Apple Store. Dopo aver preso un adattatore per il telefono, stava scendendo al piano terra per continuare i suoi acquisti, ma un addetto l’ha bloccata: «Mi ha detto: “Devi pagare prima di andare via”. Non me l’aspettavo, mi sono spaventata. Ho chiesto: “In che senso? Posso pagare giù?”. Lui insisteva che dovevo pagare al piano superiore e mi ha indicato la zona ritiro prodotti ordinati».

L’episodio e la reazione
Osakue racconta di essersi sentita umiliata: «Tutti mi fissavano, mi sono sentita piccola, a disagio. Così ho chiesto: “Perché hai fermato me e non altri con cose in mano? Perché?”. Lui ha risposto: “Sto solo facendo il mio lavoro”. Allora gli ho detto: “Immagino perché mi abbia fermata, ma ti faccio notare che stai facendo una figuraccia”».

A quel punto ha mostrato il tesserino della Guardia di Finanza, dicendo: «Ti è andata male, hai fermato l’unico militare di colore. Pensavi stessi rubando». Dopo questa risposta, l’addetto non ha replicato. Una dipendente Apple è intervenuta, confermando che Osakue avrebbe potuto pagare in entrambi i piani.

«Non è stato bello dover mostrare il tesserino per dimostrare che sono una brava persona», ha concluso Osakue. «Lo sono a prescindere, non solo perché sono un militare».

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