
L’ultima provocazione di Trump: “Il Canada come 51° stato degli USA è una grande idea”
- Mondo
- Dicembre 19, 2024
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Non passa giorno senza che il presidente eletto degli Stati Uniti, prossimo inquilino della Casa Bianca, lanci una nuova provocazione. Durante il suo primo mandato, aveva espresso il desiderio di acquistare la Groenlandia dalla Danimarca. Ora, Trump punta il dito verso il Canada, suggerendo che potrebbe diventare il 51° stato americano, come ha dichiarato sul suo social Truth. L’ex presidente continua a sfidare il paese vicino, attaccando il primo ministro Justin Trudeau e minacciando di imporre dazi del 25% se Ottawa non prende provvedimenti contro il traffico di droga e l’immigrazione al confine.
“Qualcuno può spiegarmi perché dovremmo fornire sussidi al Canada per oltre 100 miliardi di dollari all’anno? Non ha alcun senso”, ha scritto Trump, riferendosi al deficit commerciale tra gli Stati Uniti e il Canada. “Molti canadesi vogliono che il Canada diventi il 51° stato: risparmierebbero enormemente su tasse e spese per la difesa militare. Penso che sia un’idea fantastica!” ha dichiarato il tycoon. L’idea era già emersa, seppur come battuta, durante una cena con Trudeau a fine novembre a Mar-a-Lago, dove il premier canadese si era recato per discutere delle tariffe minacciate dagli Stati Uniti.
Ora Trump rilancia pubblicamente, dopo aver più volte sminuito Trudeau chiamandolo provocatoriamente “governatore” del Canada, come se fosse già uno stato federale americano. L’ex presidente ha anche celebrato le dimissioni della vicepremier e ministra delle Finanze canadese, Chrystia Freeland, che aveva espresso disaccordo con Trudeau su come rispondere alla minaccia dei dazi. Una decisione che rischia di destabilizzare ulteriormente il governo canadese, con Trudeau sempre più criticato all’interno del suo partito e in caduta libera nei sondaggi, a meno di un anno dalle elezioni.
Gli attacchi di Trump arrivano nonostante Ottawa abbia annunciato un pacchetto di misure da un miliardo di dollari per rafforzare – come richiesto dallo stesso Trump – i controlli al confine, inclusi l’uso di elicotteri e droni.