
Ruffini lascia l’Agenzia delle Entrate con un trionfo: 31 miliardi di evasione recuperati in un anno. Ma è solo una favola: se fosse davvero così, l’evasione fiscale sarebbe azzerata ogni anno.
- Economia & Lavoro
- Dicembre 14, 2024
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Solo il Covid ha realmente messo in difficoltà gli evasori, come tutti gli altri italiani. Ecco le cifre reali e cosa ha fatto davvero l’Agenzia delle Entrate in questi anni: quasi esclusivamente interventi una tantum che non risolvono nulla.
Ernesto Maria Ruffini, nell’intervista al Corriere della Sera di venerdì 13 dicembre 2024, in cui ha annunciato le sue dimissioni dalla Agenzia delle Entrate, ha dichiarato con orgoglio di aver ridotto l’evasione fiscale «di circa il 30 per cento», e di aver raggiunto un record di recupero con oltre 31 miliardi di euro incassati in un solo anno. Un risultato che, a prima vista, sembra straordinario. Ma c’è più di un dubbio su questa cifra e una certezza che accompagna ogni annuncio annuale, sotto ogni governo: non è mai vero che l’evasione fiscale è stata effettivamente recuperata. Si tratta infatti di somme una tantum che riducono in modo minimo la propensione degli italiani a evadere. Inoltre, molte volte queste somme vengono recuperate tramite azioni che poi vengono giudicate illegittime e devono essere restituite al contribuente.
Il mistero dei 31 miliardi che non compaiono in nessun documento ufficiale
Il primo dubbio sui 31 miliardi di euro recuperati da Ruffini in un anno nasce dal fatto che non risultano in nessun documento consuntivo ufficiale. Ruffini ha guidato l’Agenzia delle Entrate dopo essere stato amministratore delegato di Equitalia dal 2017 al 2018, e poi è tornato nel 2020 fino alle sue dimissioni. I dati del 2024 non sono ancora disponibili, poiché l’anno non è terminato. L’Agenzia delle Entrate ha invece comunicato di aver recuperato, nel corso degli anni, 20,1 miliardi di euro nel 2017, 16,2 miliardi nel 2018, 19,9 miliardi nel 2019, 12,7 miliardi nel 2020 (anno della pandemia), 13,7 miliardi nel 2021, 20,2 miliardi nel 2022 sotto il governo di Mario Draghi e 24,7 miliardi nel 2023, primo anno del governo Meloni, accusato da Ruffini stesso di non aver dato sufficiente attenzione al recupero dell’evasione (nonostante l’Agenzia delle Entrate avesse registrato la cifra record di evasione recuperata). In nessun anno sotto la guida di Ruffini, quindi, l’Agenzia delle Entrate ha dichiarato di aver recuperato 31 miliardi di euro, a meno che la somma non sia stata raggiunta nel 2024 in meno di un anno, con il governo Meloni che avrebbe ottenuto questo record storico.
La relazione del Mef rivela che solo la pandemia ha messo in ginocchio gli evasori
Ogni anno, il Ministero dell’Economia pubblica la Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva, che stima il “tax gap”, separando l’economia sommersa dalla vera evasione fiscale e contributiva delle persone fisiche e delle aziende italiane. Le stime si basano su dati consolidati, relativi a anni precedenti alla relazione. L’ultimo documento, relativo al 2024, si ferma alla stima per l’anno 2021 ed è più difficile da interpretare rispetto ai precedenti. L’evasione fiscale nel 2019 era di poco superiore ai 100 miliardi di euro, poi è scesa a 85,6 miliardi nel 2020 e ulteriormente a 82,4 miliardi nel 2021. Questo non è stato un successo dell’Agenzia delle Entrate o dei governi in carica (Conte II e Draghi), ma semplicemente il risultato di un crollo dell’economia a causa del Covid, dei lockdown, delle chiusure e delle regole che ne sono derivate, che hanno messo in difficoltà tanto l’economia ufficiale quanto quella sommersa. Con il crollo del PIL ufficiale, essendoci meno ricchezza da evadere, è calata anche la stima sull’evasione fiscale.

L’Agenzia delle Entrate afferma di aver recuperato 127,5 miliardi di euro in 7 anni, ma l’evasione fiscale era stimata in 106,3 miliardi
Secondo i dati riportati, l’Agenzia delle Entrate ha dichiarato di aver recuperato un totale di 127,5 miliardi di euro di evasione fiscale tra il 2017 e il 2023. Tuttavia, questa cifra presenta un evidente problema: la somma dell’evasione fiscale totale stimata dallo stesso Ministero dell’Economia nel 2016 era di 108,3 miliardi di euro. Se i dati forniti negli ultimi anni, in gran parte dal direttore Ruffini, fossero corretti, oggi in Italia non dovrebbe esserci nemmeno un evasore fiscale e la lotta all’evasione dovrebbe essere considerata conclusa, poiché il fisco avrebbe recuperato l’intero importo, addirittura 19,2 miliardi in più di quanto dovuto. Ogni anno, quindi, Ruffini e i suoi predecessori raccontano storie che non corrispondono alla realtà. L’evasione in Italia è effettivamente diminuita nell’ultimo decennio, ma principalmente grazie all’emergenza Covid (quindi è probabile che la percentuale di evasori rispetto ai contribuenti onesti non sia mai cambiata). Secondo il rapporto del MEF, la media dell’evasione tra il 2013 e il 2018 è stata di 106,335 miliardi di euro all’anno. Nel periodo 2017-2021, che comprende gli anni influenzati dal Covid, la cifra è scesa a 95,987 miliardi di euro all’anno, con una riduzione di 10,3 miliardi, pari al 9,7%, non al 30%. Pertanto, l’evasione si sarebbe ridotta di 10,3 miliardi in 9 anni, cifra ben diversa da quella dichiarata dall’Agenzia delle Entrate, che parla di 127,5 miliardi in 7 anni.

Ecco cosa si nasconde dietro i numeri: ci sono anche rottamazioni e pace fiscale
Cosa c’è di vero nella storia che ogni anno Ruffini e i suoi predecessori raccontano sull’evasione recuperata? Pochissimo, come evidenziato dai dati reali. Prendiamo ad esempio il dato comunicato dalla stessa Agenzia delle Entrate per il 2023: 24,7 miliardi di euro recuperati, un record storico. Tuttavia, una parte significativa di questa cifra è dovuta alla rottamazione delle cartelle e alla pace fiscale, che non riguardano affatto il recupero dell’evasione fiscale, ma piuttosto sanano a sconto contenziosi passati (sia fiscali che per multe) e vanno considerate come operazioni straordinarie. Di questi 24,7 miliardi, 5,1 miliardi provengono proprio da queste misure, lasciando 19,6 miliardi recuperati attraverso l’attività dell’Agenzia.
Di questi 19,6 miliardi, 4,2 miliardi derivano dall’attività di promozione della “compliance”, ovvero l’invio di lettere ai contribuenti che contestano omissioni o irregolarità formali. Questi non sono evasori fiscali, ma contribuenti onesti che magari hanno commesso errori, come non aver presentato la dichiarazione dei redditi per via di doppie certificazioni. Altri 3,8 miliardi arrivano dalle cartelle esattoriali inviate, anche queste quasi mai a veri evasori fiscali. Infine, 11,6 miliardi provengono dai “versamenti diretti”, che potrebbero includere qualche evasore che si è deciso a pagare, ma anche qui non ci sono dettagli analitici per capire meglio. In ogni caso, i numeri suggeriscono che non si tratta di evasione fiscale vera e propria, altrimenti non ci troveremmo a parlare ancora di evasori.
I miliardi pagati dai grandi gruppi per elusione fiscale, non evasione
Gran parte delle somme dichiarate come recuperate proviene dall’accertamento con adesione, che riguarda soprattutto gruppi industriali e finanziari, grandi e piccoli, che ricorrono a consulenti per costruire modelli fiscali in grado di ridurre il carico tributario. Questi modelli vengono contestati dall’Agenzia delle Entrate, che li considera elusivi, ma non si tratta di vera evasione. Dopo la contestazione, alcuni gruppi vanno in giudizio, ma alla fine pagano se perdono; altri preferiscono trattare e ottenere uno sconto, pagando subito per evitare danni reputazionali. Alcuni esempi? Nel gennaio 2019, il gruppo Kering (che controlla il marchio Gucci) ha ricevuto una contestazione di 1,4 miliardi di euro. Dopo una breve trattativa, ha pagato 1,25 miliardi. Altri grandi nomi hanno fatto lo stesso: Facebook (non ancora Meta) ha versato 100 milioni di euro, Google 306 milioni, Apple 318 milioni e Mediolanum 79 milioni. Una lunga lista che, però, non fa chiarezza sul reale recupero di evasione fiscale.
