Paolo Cognetti parla del Tso: «Depressione, alcolismo, sindrome bipolare: è come due settimane in prigione»

Paolo Cognetti parla del Tso: «Depressione, alcolismo, sindrome bipolare: è come due settimane in prigione»

Lo scrittore: ho saltato un appuntamento con lo psichiatra e mi sono ritrovato con polizia e ambulanza sotto casa.

Paolo Cognetti ha rivelato di aver subito un Trattamento Sanitario Obbligatorio (Tso) a causa di depressione, pensieri suicidi e alcolismo. Oggi è dimagrito, ha cambiato look con una barba rasata e ha tinto i capelli di un rosso tiziano, un colore che ammette di non aver scelto correttamente: «Sì, ho sbagliato colore. Cercherò di trovarne uno più simile al mio naturale», ha dichiarato al Corriere della Sera. È stato ricoverato più volte, anche all’inizio del 2025, per un Tso dovuto a una grave depressione sfociata in una sindrome bipolare con fasi maniacali. Il trattamento è scattato perché non ha accettato le cure, e ha vissuto due settimane in un regime che lui stesso definisce “carcerario”.

La depressione, i pensieri suicidi, l’alcolismo

Nel colloquio con Daniela Monti, Cognetti descrive più nel dettaglio le difficoltà degli ultimi dodici mesi. A partire dalla depressione: «Restavo nella mia baita a guardare il soffitto, qualcuno cercava di farmi uscire, ma non mi importava più di nulla. Non provavo più amore nemmeno per i miei genitori che mi stavano vicino, né per il mio cane Lucky: il mio cuore era inaridito». Poi, i pensieri suicidi: «Erano quotidiani: la corda ce l’ho, la trave c’è, devo capire come salire sulla sedia». Infine, l’alcolismo: «Per lasciare la compagna con cui stavo da 12 anni ci è voluto tutto il mio coraggio e anche un bel po’ di alcol. Ho vissuto da alcolista: dal caffè corretto alle 8 di mattina all’ultimo whisky a notte fonda, passavo il giorno a bere, finché mi sono cacciato fuori casa da solo».

Il tradimento della montagna

Cognetti ammette anche di aver sentito un tradimento da parte della montagna, dopo il suo ultimo libro, Giù nella valle: «Sono diventato il nemico. A Brusson, dove ho la baita, molta gente si gira dall’altra parte quando passo». Spiega che non aveva mai sofferto di depressione prima: «Periodi di tristezza o noia esistenziale sì, ma niente di simile a ciò che è accaduto dopo». Poi racconta: «Per qualche mese ho smesso di bere, ma poi ho pensato: se sto così male, anche se ricomincio a bere, non può andare peggio, giusto? Ho ripreso e mi sono sentito meglio, ho recuperato energia e allegria, ma il mio psichiatra ha detto che stavo entrando in una fase maniacale. Nella sindrome bipolare ci sono la fase depressiva e quella maniacale: la prima è terribile, la seconda è come avere mille idee al secondo. E io ci sono ancora dentro».

La polizia e l’ambulanza

Poi arriva il Tso: «Ho detto allo psichiatra che non era urgente vederci, ho saltato una visita e mi sono ritrovato con polizia e ambulanza sotto casa. In ospedale non ho firmato l’accettazione delle cure, ed è scattato il Tso. Ho passato due settimane in un regime che definirei carcerario». Sulle foto nudo inviate agli amici, dice: «Una prova per distinguere gli amici veri da quelli falsi». Quanto ai soldi regalati, ne va fiero: «Li ho dati a chi ne aveva bisogno». Il primo Tso è arrivato a gennaio, quando la sua compagna lo ha costretto ad andare in pronto soccorso: «Tu stai delirando», diceva. Quando ho cercato di andarmene dall’ospedale, mi hanno circondato in sette; ho fatto una denuncia per quell’episodio».

I capelli

Infine, il cambiamento dei capelli: «Nei giorni scorsi ho sentito un cambiamento interiore, una sorta di illuminazione, e dovevo fare qualcosa che fosse visibile anche nel mio aspetto, affinché gli altri vedendomi potessero pensare: ma cosa è successo a Paolo? C’è stato un cambiamento nella sua vita».

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