Il governo ha posto la fiducia sulla manovra, presentando un testo con delle “errata corrige”. Ciriani ha chiesto scusa per i ritardi dovuti all’assenza dei ministri.

Il governo ha posto la fiducia sulla manovra, presentando un testo con delle “errata corrige”. Ciriani ha chiesto scusa per i ritardi dovuti all’assenza dei ministri.

Come annunciato in precedenza, il governo ha posto la fiducia sulla manovra. Il voto è previsto per venerdì a partire dalle 11. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha chiesto scusa personalmente e a nome del governo per il ritardo con cui sono iniziati i lavori parlamentari. All’apertura dei lavori, alle 8 in Aula, non era presente un rappresentante del governo, impedendo l’avvio della discussione. “So che le scuse sono inutili e non intendo addossare la colpa ad altri, sebbene potrei farlo”, ha affermato Ciriani, ribadendo il suo impegno affinché tutti i ministeri garantiscano la loro presenza in Aula e nelle commissioni per evitare che episodi simili si ripetano. Le scuse arrivano dopo le critiche delle opposizioni.

In aggiunta, va sottolineato che il testo della manovra approvato dalla commissione Bilancio, su cui il governo ha posto la fiducia, è stato accompagnato da un’errata corrige. Le modifiche riguardano tre correzioni, la più importante delle quali riguarda un requisito per l’accesso all’Ires premiale: un rigo e mezzo era stato omesso, e il testo non menzionava la percentuale minima del 24% degli utili del 2023 destinati agli investimenti. È stata inoltre corretta una norma sulla giustizia relativa allo smaltimento delle domande di equa riparazione, che era stata finanziata due volte. Pertanto, il governo ha posto la fiducia anche sul testo aggiornato.

Dopo i ritardi dei giorni precedenti, giovedì mattina è iniziata alla Camera la discussione generale sulla legge di bilancio. Tuttavia, l’assenza del governo ha impedito l’avvio della discussione: i ministri Giancarlo Giorgetti (Economia) e Luca Ciriani (Rapporti con il Parlamento) sono arrivati con mezz’ora di ritardo e sono usciti subito dopo, lasciando la sottosegretaria Lucia Albano (FdI) a “presidiare” l’emiciclo. Le opposizioni hanno subito contestato l’accaduto: il deputato M5S Leonardo Donno ha denunciato l’“ennesima mancanza di rispetto nei confronti del Parlamento”, chiedendo l’intervento del presidente della Camera, Lorenzo Fontana. “In queste settimane, abbiamo assistito a una gestione disastrosa dei lavori sulla legge di bilancio, con emendamenti che arrivavano all’ultimo minuto. L’assenza del governo questa mattina è la ciliegina sulla torta”, ha dichiarato Donno. Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana ha definito la situazione un “brutto spettacolo”, mentre Maria Chiara Gadda di Italia Viva ha parlato di una “toccata e fuga” dei ministri.

Giorgetti, intervistato dai cronisti, ha minimizzato le polemiche, dicendo che è legittimo che l’opposizione protesti, e che anche lui lo faceva quando era all’opposizione. Tuttavia, il presidente della Camera Fabio Rampelli ha ritenuto necessario scusarsi con gli studenti e insegnanti presenti, spiegando che l’Aula si sarebbe presto riempita per le fasi finali della discussione e dei probabili voti.

La discussione è proseguita con gli interventi dei relatori di maggioranza e opposizione. Tra i 22 deputati iscritti a parlare, quasi tutti erano dell’opposizione, con sei del PD, cinque del M5S, quattro di Azione e due ciascuno di Italia Viva e Alleanza Verdi-Sinistra. I rappresentanti della maggioranza a intervenire sono stati Carmen Letizia Giorgianni di Fratelli d’Italia e Vanessa Cattoi e Nicola Ottaviani della Lega, mentre non ci sono stati interventi da Forza Italia. Il capogruppo del PD Francesco Boccia ha accusato il governo di scaricare la responsabilità sulle manovre precedenti e di avere previsioni di crescita errate per il 2023, 2024 e 2025.

Maria Cecilia Guerra, deputata del PD, ha commentato la manovra dicendo che è stata riscritta dai governi con emendamenti fittizi, e che manca di politiche industriali, di un piano per il salario minimo, e delle risorse per sanità e scuola, accusando il governo di voler privatizzare questi settori.

Nonostante le modifiche dell’ultimo minuto, non c’è stato il rischio di un ritorno in commissione. Il governo ha confermato che i cento milioni eccedenti stanziati nel testo attuale sono sufficienti a coprire i costi degli ultimi emendamenti. Si prospetta quindi un miglioramento dei saldi o l’utilizzo del “conto di controllo” per ulteriori interventi durante l’anno. Il governo punta ad ottenere l’ok dell’Aula della Camera entro la sera di venerdì 20 dicembre, con il voto finale previsto intorno alle 23.

La conferenza dei capigruppo di Montecitorio ha confermato il calendario: venerdì alle 9.30 inizieranno le dichiarazioni di voto sulla fiducia, con la votazione alle 11. Dopo una breve pausa per la votazione sulle dimissioni di Enrico Letta, dalle 12.30 si riprenderanno le votazioni degli emendamenti e articoli fino alle dichiarazioni di voto finale dalle 21 e la votazione alle 22.30.

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